Letture, lettori

E quando ti chiederanno che cosa facciamo, tu gli risponderai: “Noi ricordiamo”.
Ray Bradbury, Fahrenheit 451

La Comedìa è fatta di occhi che guardano, bocche che gridano, lingue fiammeggianti, teste con e senza tonsura, torte sul collo, staccate dal corpo, corpi che puzzano, fatti a pezzi, deformati dal veleno di serpenti mitici, corrotti dall’idropisia, denti che mordono, nasi che fiutano, corpi femminili scosciati che si grattano con le unghie nere, orecchie assordate da rumori spaventevoli, peli che si arricciano, piedi che inciampano, vacillano, scivolano, colpiscono, mani destre e sinistre, che prendono, pizzicano, gesticolano, spingono, insomma di figure umane o quasi umane che ne fanno di tutti i colori.
Manca una tradizione esecutiva della poesia italiana più nota al mondo. Celebriamo Dante facendolo come quando Dante scrisse: le principali sono la lettura a voce alta e il ritmo scolastico. Le regole di lettura, comprese le notazioni dinamiche, sono fornite dall’autore, consapevole delle difficoltà della sua propria comprensione da parte di un pubblico simile all’attuale, analfabetizzato dai telefonini. L’apprendimento a memoria segue naturalmente. Senza, è come credere di conoscere un film per averne visto solo un fotogramma stampato in un libro.
Il Settecentenario ha risvegliato l’attenzione per Dante senza in realtà soddisfarla. La gente desidera avverte i significati profondi nelle parole e vuole comprenderli. Questi, come la scenografia sepolcrale, forniscono di senso ogni figura, ogni sillaba, ogni gesto, perfino ogni silenzio, e inducono il desiderio di trovare un proprio modo di ricordarli e ripeterli.

Lettori

I lettori dei Gobbi assolvono a funzioni richieste dal testo ma non congruenti con la normale fruizione solitaria e silenziosa: spiegazione, risposta alle domande, lettura. Propongono un intreccio con l’esperienza vissuta. Forniscono modelli di eloquenza, di tecniche di memorizzazione e conoscono perfettamente i contenuti veicolati e i riferimenti filologici ed ermeneutici. In particolare insegnano al pubblico il modo di ritenere a memoria l’intero canto che spiegano. Seguono tutti lo stesso metodo e segnalano i riferimenti agli altri canti e il modo di assistere alla spiegazione di questi.

Ogni lettore fa un solo canto. Solo con l’esercizio i lettori conseguono il proprio metodo personale e si rendono imitabili, inducendo nel pubblico il desiderio di ritenere il testo a memoria e di rifarlo nel quotidiano. Bisogna solo dare l’esempio e stabilire un dialogo con piccoli gruppi di circa 20-25 persone, ed eventualmente ripetere la lettura. La distinzione romantica tra attore e spettatore è revocata. In pratica si tratta sempre di prove, di seri inviti al gioco. Se non ci fossero le note che oggi chiameremmo “di regìa” ce ne sarebbe forse bisogno. Ma ci sono, e precise. Ci sono perfino le indicazioni dinamiche (“soavemente”, “di forza”, ecc.). Bisogna semplicemente intendere e seguire quelle. Dante ha diviso il testo in canti di misura adeguata, in media 142 versi. Il metodo va reso condivisibile da un numero rilevante e potenzialmente infinito di lettori. Ai partecipanti è offerto un percorso per diventare lettori. Anche la distinzione fra prodotto editoriale e obolo è mutuata da Dante (v. Purgatorio XV) ed è un motivo di comprensione del pubblico. La condivisione del metodo comporta interesse per l’insieme delle letture e collaborazione con gli altri. La gratuità delle spiegazioni chiama, di solito, la generosità del pubblico.
Iscrizioni

Materiali

La Bella Scola
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40134 Bologna

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